I bracconieri finiscono nella rete

Il Cittadino               Centro Lodigiano               29 ottobre 2008               pagina 23

L’operazione è stata condotta dalla polizia provinciale pavese: sequestrato diverso materiale

I bracconieri finiscono nella rete

Fermati sulle colline alcuni cacciatori con selvaggina vietata

San Colombano Diversi bracconieri bresciani, cacciatori di uccellini, finiscono nelle reti della polizia provinciale di Pavia: l’operazione è avvenuta in due momenti diversi, domenica 19 e sabato 25 ottobre sulle colline di San Colombano, all’interno del Parco sovracomunale d’interesse locale, in territorio di Miradolo Terme. L’azione più importante è stata quella di metà mese, quando nove agenti sono intervenuti dopo vari appostamenti e sopralluoghi in Valbisseretta, una vallata le cui sponde sono una in territorio di San Colombano l’altra in territorio di Miradolo Terme, proprio di lato alla più nota Valbissera. In questa occasione sono stati identificati cinque cacciatori, alcuni iscritti all’ATC 3 pavese, ed è stata posta sotto sequestro tutta l’attrezzatura che si portavano appresso: otto fucili, richiami elettromagnetici, l’avifauna cacciata illegalmente e gli uccelli tenuti irregolarmente, perché privi dell’anello di riconoscimento, come richiami vivi. Quando sono stati fermati, i bracconieri avevano già sparato a una quarantina di pispole, piccoli uccelli migratori che raggiungono un peso di circa 20 grammi per una quindicina di centimetri di lunghezza, a un frosone e a un migliarino, volatili passeriformi e simili, chiaramente destinati alla cucina tipica bresciana che fa largo uso di uccellini, basti pensare alla celebre “polenta e osei”. Altri frosoni, peppole, pispole e lucherini erano utilizzati poi in gabbietta come richiami vivi, senza però gli anelli di riconoscimento obbligatori per legge. I volatili sequestrati ancora vivi sono stati poi liberati nel parco dell’Orba, vicino all’Alessandrino. Nella seconda operazione, invece, sabato scorso 25 ottobre è stata impegnata una pattuglia della polizia provinciale che ha fermato e identificato un uomo con cacciagione vietata, mettendogli sotto sequestro i due fucili e gli uccelli protetti che aveva catturato. Nonostante per tali reati sia previsto anche il carcere, difficilmente i bracconieri individuati finiranno in galera: per loro è più probabile la commutazione della pena in ammenda, con sanzioni pecuniarie fino a qualche migliaio di euro, oltre alla sospensione della licenza di caccia e, se recidivi, all’esclusione definitiva dall’attività venatoria.
«L’operazione è stata pianificata con attenzione, con vari sopralluoghi e una conoscenza precisa dei confini di nostra competenza - dicono i responsabili dell’operazione di polizia. - Abbiamo individuato appostamenti fissi e mobili anche sul versante banino: in un caso un appostamento era nel comune di San Colombano soltanto per pochi metri. I bracconieri si posizionano a confine perché sanno che gli agenti di polizia non possono intervenire per i controlli fuori dal territorio di loro competenza, e così sperano di farla franca». Questa volta, però, non è andata bene per loro.
Andrea Bagatta

Pin It